Bari Sardo, storia e cultura di una delle
zone più belle della Sardegna
Pillole di storia
per un turismo lento in Ogliastra.
Il Turismo lento è un diverso modo di viaggiare e di vivere la vacanza.
Turismo lento non vuol dire solo scoprire un luogo sconosciuto, significa, soprattutto, prendersi il tempo per conoscere un luogo nel profondo, così da trovare un punto di contatto con il suo immaginario e la sua storia.
In quest’isola l’uomo e il territorio si sono modellati a vicenda, in una simbiosi profonda,
che è rimasta impressa sulle pietre, indelebilmente.
Dal Paleolitico ai giorni nostri questo rapporto si è sedimentato nelle testimonianze e nelle narrazioni
che ci raccontano la storia lontana di una delle zone più belle della Sardegna.
Barì
Bari Sardo o Barì, come preferiscono chiamarla in sardo i suoi abitanti, è il nome che il re Vittorio Emanuele diede a questa comunità nel 1862 per non confonderla con il capoluogo pugliese. Conta circa 4000 anime e si adagia nel mezzo dell’Ogliastra. È circondata da generose colline ricche di vigne e uliveti che guardano il mare.
È protetta dal maestoso altopiano di Teccu, formatosi dall’eruzione di un vulcano la cui imboccatura è ancora visibile. Il suo territorio, da sempre accogliente, coltiva un rapporto con l’uomo dalle radici profonde che si perdono nei secoli.
Neolitico
Le prime testimonianze dell’uomo nell’area di Bari Sardo fanno pensare alla sua presenza già a partire dal Paleolitico. Ma è nel Neolitico, con la scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento, che abbiamo i primi insediamenti stabili. Sono i siti di Su Pranu, Pirarba e Sa Marina. Insediamenti collocati nelle vicinanze dei corsi e delle fonti d’acqua, sono considerati tra i primi dell’Ogliastra. In questo periodo vengono innalzati i menhir e scavate le domus de janas di Funtana ‘e su Rettore, Iba Manna, Pitzu ‘e Monti.
Periodo nuragico
Col periodo nuragico l’intero territorio si costella delle iconiche torri di pietra: i nuraghi. Se ne contano 15 in tutto l’agro, 7 nella sola piana di Teccu, il cui basalto, estremamente plastico, veniva impiegato nella loro costruzione e nella realizzazione di utensili per la macinazione.
Età romana
A partire dall’età romana abbiamo un sempre maggiore sfruttamento della costa. Le testimonianze di questo periodo si possono trovare infatti lungo tutto l’area di Teccu. Ancora visibili sono i resti di una antica fornace nella baia a sud della spiaggia di Cea e la strada a nord dell’altopiano in località Scala ‘e Campana.
“Rubrenses”
Secondo un importante scritto anonimo del VII sec, Rubrenses era l’appellativo delle popolazioni che abitavano questa area in cui era presente un avamposto militare romano conosciuto come Custodia Rubriensis. Il nome fa, con molta probabilità, riferimento al colore rosso dei caratteristici faraglioni localizzati nella spiaggia di Cea, i cosiddetti Scoglius Arrubius, che identificavano la zona costiera.
Medioevo
La vera e propria nascita di Barì risale quasi con certezza al Medioevo, periodo in cui le popolazioni che abitavano la costa furono costrette a rifugiarsi nell’entroterra per via delle continue scorribande vandale e saracene. La Sardegna in questo periodo, a partire dal 534 d.c., si ritroverà sotto la dominazione greco-bizantina.
I Giudicati
Dal X sec. l’isola viene divisa in Giudicati. Bari Sardo, che rientrava nella Curatoria d’Ogliastra, ulteriore sottodivisione del territorio, faceva parte del Giudicato di Cagliari. Al 1130 circa risale invece il primo documento storico che parla di Barì. Questo documento attesta un’esistenza del paese precedente a questa data ed è di reale interesse perché ci mostra la nascita di una nuova lingua neolatina, la lingua sarda.